Monthly Archives: Dicembre 2016

DON CHISCIOTTE “contro i mulini a vento”

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L’organizzazione di una mostra d’arte, provoca l’acutizzarsi di malesseri, quali ansia, irritabilità e nervosismo. Il coordinamento di personalità diverse, gli artisti; il capire la finalità, il gusto dell’esposizione, la ricerca di un’estetica che si allinea ad un’idea. E’ implicito che il motore che trova un accordo in tutti gli attori è: la vendibilità è normale ma spero non sia l’unica motivazione, insieme ad una sorta di autocompiacimento, quando si ricevono complimenti per la propria opera. Ci dev’essere una sorta di distrazione da un’equazione di fruibilità e consumo. L’idea che uno spazio espositivo abbia la stessa valenza di un supermercato con articoli in promozione e piazzisti con il compito di irretire un pubblico di acquirenti, crea un alzamento innaturale dell’acqua poi il conseguente ristagno ed in fine la palude, il miasma incornicia il movimento inverso di un atto creativo. L’arte non è più al servizio di un intuizione, si slega dalla capacità di rappresentazione di un’idea e non ricerca lo stile; la capacità tecnica, rimasta orfana non tenta l’innovazione ma rimane fedele a se stessa, un giro tondo senza stretta di mani. L’episodio:” di un ragazzo che espone in piccolo paese, per una manifestazione di storica rivisitazione e realizza la vendita di un piccolo quadro, eseguito su cartone pressato, raffigurante un omino che cadeva nel vuoto; inquietante, espressivo, indicava il sogno di questo ragazzo di qualche giorno prima e la voglia di imprimere la sensazione di smarrimento e caduta. Dov’è la riuscita? è nel trovare un acquirente rispondere alla mia domanda: “perché ha scelto questo quadro? lui mi guardò e con semplicità e sicurezza mi rispose: “mi ha emozionato”; colpito ed affondato ma non in un acquitrino ma in una fonte sorgiva, fresca e prorompente, pura, nella semplicità della realizzazione di una vendita emozionale.

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Dushanbe, Tajikistan; La via della seta

img-20161112-wa0011l‘arte intesa come mezzo espressivo o arte intesa come via di conoscenza. La sintesi accorcia le distanze e rende l’arte una via espressiva della conoscenza. Possono le esperienze sedimentarsi nella mente per poi venire usate come una libreria, dalla quale si apre un libro e si accede ad una sensazione, ad un ricordo che malgrado il tentativo di relegarlo e riporlo con apposita cura, in una sorta di schedario, possa svanire o apparire con la forza di un’associazione di idee e avere la pazienza di farsi ritrarre e non perdere la valenza espressiva. Lo spettatore riconoscerà questo sforzo, senza indicazioni o la non curanza assoggetterà lo sguardo e chiuderà gli occhi, all’idea che rimarrà prigioniera inespressiva. Il tentativo non obbliga il risultato a dargli ragione e non cerca neanche scuse da elencare o per lo meno non diventa una coperta accogliente, ma il tentativo è un procedimento impavido e deve avere la forza prorompente e sicura che guarda, autocertificando la riuscita: in base al tempo, la qualità e la dedizione; Alla causa.

 

Daniele Falzarano

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